Il vino nell’antico Egitto

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Vino e storia dell’Egitto: due percorsi paralleli

 
 Il vino ha una storia millenaria, legata a una varietà di popoli che ne hanno contribuito alla produzione e alla diffusione. Tra quelli più antichi, e per lunga parte della parabola storica più potenti, c’è anche l’Egitto. Qui il vino era considerato bevanda alcolica riservata alle classi nobili, in contrapposizione con la birra che veniva generalmente consumata da quella parte di popolazione meno agiata. Il prezzo praticato per le due bevande, conferma quanto detto: il vino poteva venire a costare fino a cinque volte di più. L’Egitto, inoltre, risulta essere tra i più antichi produttori di vino nella storia. A fornirci indicazioni preziose riguardo a questa bevanda alcolica, sono stati i ritrovamenti di numerose tombe appartenenti ai faraoni, fin dal 2700 a.C. Insieme a queste ultime, diverse le pitture, iscrizioni e bassorilievi che hanno permesso di ricostruire l’iter storico del vino in uno dei regni più antichi che l’umanità abbia mai conosciuto.
 
Raccolte dell’uva rappresentate su rilievi e pitture, giare, etichette e sigilli hanno costituito per gli studiosi fonte di inestimabile valore. Questo a partire dal reperto più antico, alcuni semi di vitis vinifera risalenti al periodo chiamato Naqada III, datato 2900 a.C. Attualmente, questa straordinaria testimonianza è conservata nel Museo dell’Orto Botanico di Berlino. Ma come si identificava il vino in Egitto? Dall’Antico Regno, nelle liste delle offerte, sulle giare e nei Testi delle Piramidi, una parola ricorre costantemente: “irep”, presente già durante la II Dinastia (2890-2686 a.C.). Una vera e propria bevanda sacra, tanto da aver un esclusivo posto di diritto, in vasi appositi, nelle tombe dei defunti. Anche uno dei faraoni più noti della storia egizia, Tutankhamon, era solito consumare vino. Nel corredo funerario della sua tomba, sono state rinvenute trenta anfore. Ben 26 di queste appartengono agli anni 4,5 e 9 del suo regno. Dimostrazione di come questa bevanda alcolica sia stata fondamentale anche per lo studio degli eventi storici: in tal modo, è arrivata la conferma che Tutankhamon rimase al potere per nove anni.
 
Il vino nell’antico Egitto conserva in sé anche diverse connotazioni di carattere religioso. Molte le divinità legate a questo elemento, visto spesso come vero e proprio segno di pacificazione. In diversi dipinti, vengono ritratti faraoni e regine intenti a donare coppe di vino agli dei per sancire la pace tra genere umano e mondo divino. Un mito in particolare ha dato adito a questa credenza, ovvero “La distruzione del genere umano”. Secondo il racconto in questione, il dio Ra avrebbe avuto l’intenzione di annientare l’intera umanità dopo aver appreso di una congiura ai suoi danni da parte degli uomini. Sua figlia Hathor, trasformata nella leonessa Sekhmet, viene inviata sulla terra per compiere lo sterminio. Ra si pente della sua decisione, così ordina di colorare di rosso una grande quantità di birra da far bere proprio a Sekhmet. La dea scambia la bevanda per del sangue e beve fino ad ubriacarsi, dimenticando del tutto lo scopo della missione. Viene sancita in questo modo la pace nel mondo degli uomini.
 
Ma come producevano il vino gli antichi egizi? La viticultura era esercizio florido nella terra del Nilo. La raccolta dell’uva e la coltivazione della vite erano attività svolte principalmente nei vigneti presenti nelle zone del Delta e delle Oasi. Le tecniche utilizzate risultano essere di diverso tipo, ma la coltivazione a pergola era sicuramente la più diffusa. Una volta raccolta l’uva, si procedeva a depositarla in grandi tini di pietra, legno o argilla. Con i piedi si effettuava in seguito la pigiatura, tecnica efficace per non mischiare i semi e i raspi nel succo. Le anfore venivano successivamente predisposte per la fermentazione, dotate di chiusura ermetica e relative informazioni sul nome del vinaio, anno di produzione e zona di provenienza. Proprio grazie a queste etichette è stato possibile studiare in modo dettagliato il vino prodotto nell’antico Egitto. Ne sono state trovate in grande quantità nel palazzo di Malkata (tarda XVIII Dinastia) e ad Amarna, antica capitale di Akhenaton. Interessante la modalità con cui si indicava la bontà del vino contenuto nell’anfora: nefer (buono), nefer nefer (più che buono), nefer nefer nefer (molto buono). Venivano prodotti vini rossi, bianchi, dolci e anche mescolati. Insomma, il vino è divenuto uno dei canali preferenziali per lo studio storico degli antichi popoli: tra questi, non poteva mancare l’Egitto.

 


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